A un anno dal lancio dell’iniziativa
europea, intervistiamo il professore direttore del centro “Marco Biagi” e
coordinatore di Adapt, secondo il quale il bilancio in Italia è negativo: oltre
l’80% dei ragazzi non ha ancora ricevuto proposte
Bruxelles – Poco più
di un anno fa, il primo maggio 2014, in Italia veniva lanciata l’iniziativa
europea Garanzia giovani. Secondo la Commissione europea, il progetto
avrebbe dovuto “garantire che tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni,
iscritti o meno ai servizi per l’impiego” potessero ottenere “un’offerta valida
entro 4 mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione”.
L’obiettivo, però, sembra ancora lontano, come testimonia in questa intervista
il professor Michele Tiraboschi, direttore del Centro studi internazionali e
comparati “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio Emilia e
coordinatore del comitato scientifico di Adapt, associazione senza fini di
lucro che promuove studi e ricerche nel mondo del lavoro.
A febbraio Adapt ha
presentato un dossier dal titolo emblematico “Una garanzia che
(ancora) non c’è”, nel quale si evidenziava che “solo il 3 per cento
dei giovani presi in carico dai servizi competenti ha sin qui
ricevuto una qualche forma di risposta in termini di lavoro o comunque di
offerta formativa o di stage”. La situazione è ancora la stessa o qualcosa sta
cambiando?
Negli ultimi mesi vi è
stata una lieve crescita dei giovani ai quali è stata avanzata una proposta
concreta, siamo intorno al 13% di coloro che si sono iscritti al piano.
Purtroppo nell’ultimo report ministeriale questo dato è stato omesso e ci
auguriamo che possa ricomparire nei successivi documenti. Questa crescita però
non è assolutamente sufficiente, in quanto oltre l’80% di coloro che si sono
iscritti non ha ricevuto proposte, e circa il 50% di loro non è stato ancora
contattato. Per questo il giudizio non può che essere, in questa fase, negativo
e non possiamo che sperare in una forte accelerata, pur difficile visti alcuni
difetti sostanziali dell’attuazione del piano, come quello di appoggiarsi ad un
sistema di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro che non funziona.
Il capo della
segreteria tecnica del ministro del Lavoro, Bruno Busacca, ha previsto che entro la fine del programma gli iscritti
saranno fra i 700 e gli 800 mila. Il problema è che le
risorse messe a disposizione dell’Italia, come spiegato dallo stesso Busacca,
permettono di accontentare solo 550 mila persone. In che modo è possibile
uscire da questa impasse ed evitare che i giovani disoccupati vengano
delusi per l’ennesima volta?
In questo momento non
ha molto senso reclamare più risorse, è urgente valutare e capire come sono
state utilizzate quelle già disponibili. Come detto solo 90mila giovani su
quasi 600mila hanno ricevuto proposte concrete, siamo ancora molto indietro
dall’esaurire le risorse disponibili per cui mi concentrerei sulla dimensione
qualitativa del piano e non su quella finanziaria. Guardando le offerte sul
portale online di Garanzia giovani possiamo trovare di tutto, quasi sempre
offerte che non sono adatte agli obiettivi del piano. Per cui se anche tutte le
risorse (comprese ipotetiche risorse aggiuntive) fossero utilizzate per misure
che poco hanno a che fare con i veri obiettivi del piano, questo non si
dovrebbe considerare una “missione compiuta” ma una occasione sprecata.
È previsto un
monitoraggio a lungo temine per capire se gli iscritti
a Garanzia giovani troveranno davvero un lavoro di qualità
grazie al progetto europeo?
E’ previsto sia un
monitoraggio in corso d’opera, che viene diffuso settimanalmente dal Ministero
del lavoro sul portale online di Garanzia giovani sia un monitoraggio che
seguirà l’arco di tempo complessivo 2014-2018. Questo valuterà diversi aspetti
del piano come l’efficacia delle misure nazionali e territoriali, dei servizi
erogati e l’impatto sui giovani iscritti. Ricordiamo però che l’obiettivo del
piano non è quello di trovare per forza un impiego al giovane che si iscrive ma
di intervenire per aumentarne l’occupabilità. Una buona occupabilità può e
dovrebbe portare ad un lavoro ma questo potrebbe avvenire al di fuori di
Garanzia giovani, come nel caso, ad esempio, che tramite il piano europeo il
giovani svolga un corso di formazione volto ad aumentare le proprie competenze.
Dopo aver consegnato
il vostro report a Jyrki Katainen, avete ricevuto qualche risposta dal
vicepresidente della Commissione europea?
Abbiamo ricevuto una
conferma della ricezione e una richiesta di chiarimenti (e inoltro di ulteriore
materiale di analisi) da parte della Corte dei conti europea. Ci auguriamo che
il nostro lavoro possa essere utilizzato, insieme a tanti altri, per valutare
in modo obiettivo l’andamento del piano in Italia e possa contribuire a
risolvere gli ostacoli ancora presenti.
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