LA VOCE DEI PRECARI

Associazione Istruzione Unita Scuola

martedì 31 gennaio 2012

Fornero:la disoccupazione è la mia primapreoccupazione.E sulle pensioni non si può tornare indietro


By Il Sole 24 Ore
Fornero: la disoccupazione è la mia prima preoccupazione. E sulle pensioni non si può tornare indietro La disoccupazione "è la mia principale preoccupazione": lo afferma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero a margine di una audizione alla Camera. «Vorrei che la gente lavorasse.
La riforma del mercato del lavoro - aggiunge - la pensiamo per aumentare
l'occupazione». ...
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sabato 28 gennaio 2012

E i precari restano senza lavoro





L’inutilità dei collaboratori e dei vicari “scelti” e “retribuiti a forfait” dai presidi col fondo d’istituto

C'è disordine nelle scuole? Sì, c’è disordine.
Certamente a causa del forsennato taglio delle risorse (oltre 8 miliardi di euro), che ha portato al licenziamento di circa 140.000 lavoratori (docenti, personale amministrativo e collaboratori scolastici), e alla polverizzazione dei fondi d’istituto (che finiscono nelle tasche di determinati “privilegiati”).
A subirne le conseguenze, purtroppo negative, sono stati e sono gli studenti, sovente lasciati alla deriva all’interno delle scuole o addirittura, con riduzione dell’orario delle attività didattiche (che non può essere affatto ridotto), mandati a casa anzitempo, avendo assunto il dirigente scolastico “l’iniziativa” (finalizzata a “sollevarsi da sé” da oggettive responsabilità anche penali) di far firmare ai genitori degli alunni (data la minore età dei loro figli) una dichiarazione con la quale affermano di essere a conoscenza e consapevoli – “accettano” e “acconsentano” – che i loro figli escano dalla scuola nel caso in cui l’ultima o le ultime due ore di lezione, assente l’insegnante di classe, non possono essere coperte da nessun altro insegnante. Emerge, in un momento in cui la scuola ha assoluto bisogno di iniziative risolutive della crisi che pesantemente da anni l’attraversa, la questione dell’indennità di funzione superiore ai vicari dei dirigenti scolastici. Peraltro nemmeno obbligatoriamente previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro. E anzi addirittura non necessari nelle scuole che si “avvalgono” della costante presenza – si tratta di un preciso e non eludibile dovere – del dirigente scolastico. Chi ha vera e puntuale conoscenza dei molteplici aspetti che purtroppo caratterizzano negativamente parecchie scuole – fatte le dovute eccezioni, e sono molte le scuole che, pur nelle condizioni di disagio che caratterizzano l’intero sistema scolastico, si distinguono positivamente –, non può, da solo, che rammaricarsi e chiedere – come ha fatto rivolgendosi a Polibio – di occuparsi di una questione che appare paradossale, assurda, inopportuna, disdicevole e sconveniente.
E Polibio, che si avvale soprattutto di fonti primarie e di testimonianze anche documentate, ha accolto linvito.
(Polibiopolibio.polibio@hotmail.it
Ci sono i dirigenti scolastici stranamente assenti. Vicari e collaboratori dei presidi che, pur non potendolo fare, si allontanano dalla classe per occuparsi di questioni che attengono al preside che magari è assente (chissà perché?) dalla scuola, e la didattica va a ramengo. In cambio, pur non essendo affatto necessari, ma non mancano le nomine per “simpatia” e per “comparato”, dall’aver “collaborato” incassano “compensi” addirittura “generosi”. Migliaia di scuole sottodimensionate, con meno di 500 e addirittura con meno di 300 alunni, hanno visto, durante molti anni, il dirigente scolastico affiancato da due collaboratori da lui “individuati”.
Accade che il vicario di una scuola sottodimensionata “riceve” per la “collaborazione” 3.000 euro. Soprattutto se il dirigente scolastico abita in un comune alquanto distante e magari di un’altra provincia. Cento e anche più chilometri al giorno per l’andata e altrettanti per il ritorno “sono molti”, e allora si diradano le “visite” nel comune nel quale si trova la scuola da dirigere. E c’è anche chi le “visite” le dirada alquanto, cosicché il “vicario” (con o senza il secondo “collaboratore ufficiale” del dirigente scolastico a distanza) sostituisce il “preside-padrone” e si trasforma in “vicario-preside-padrone”.
Non sono mancati coloro che fanno incetta, addirittura “segnalandosi in tutta segretezza”, di incarichi retribuiti. D’altra parte, se il dirigente scolastico risiede in un comune alquanto distante da quello della scuola nella quale, adempiendo il loro dovere, deve svolgere la propria funzione, e non si presenta giorno dopo giorno a scuola, “lascia” al vicario il piano operativo. E decide come crede. Pur senza indicare gli istituti scolastici, Polibio riferirà episodi di sua (e non soltanto di sua) personale conoscenza (le fonti, primarie o secondarie che siano, sono sempre utili).
Altro che “indennità di funzione superiore per il docente vicario”! La questione riguarda esclusivamente i dirigenti scolastici, la costante presenza e le assenze dei dirigenti scolastici. Ed è significativo che a segnalare a Polibio le sregolatezze di un sistema ormai alquanto contorto sia stata, con un suo scritto, una persona che, lavorando “in segreteria” (ovviamente negli uffici dell’amministrazione della scuola), ha diretta conoscenza di aspetti e di fenomeni che, in mancanza di interventi riparatori e di recupero della correttezza, manderanno in ulteriore rovina il sistema scolastico già parecchio sconvolto dall’epocale disastrosa riforma assunta a suo “vanto” dall’ex ministro Mariastella Gelmini.
La persona che ha scritto a Polibio ha nella sostanza confermato ciò che a Polibio non è risultato del tutto nuovo. “I vicari sono nominati dal D.S., giusto? Sollevate il problema dei criteri; la maggior parte di loro, se non tutti, sappiamo che sono nominati per simpatia e comparati!!!! Non ci nascondiamo dietro il dito! Tantissimi non sono neppure laureati, ma entrati nelle grazie del D.S. non si guardano né le competenze né le conoscenze (lasciamo da parte la laurea)”.
Proseguendo, così scrive: “Cari sindacati, cercate ogni tanto di guardare le cose come stanno e non solo ciò che vi conviene. Il mio vicario” – intendo quello della scuola in cui chi scrive lavora “in segreteria”, nominato dal dirigente scolastico – “tutto l’anno è in malattia e, guarda caso, guarisce ogni volta che il D.S. manca … in estate poi è onnipresente!!!!! Ogni volta che c’è un problema sparisce. E allora cari sindacati cercate di fare dei criteri seri, togliete al D.S. questo potere, non serve a niente!!!!!!!”. E così continua: “Ma poi, il vicario, che responsabilità ha di così grave? Firma qualche certificato, non si assume la responsabilità di un bel niente, ogni volta che c’è qualche patata bollente si assenta o sta ore al telefono con il D.S. a chiedere cosa deve fare e cosa deve dire!!!!! Sono tutti così, non vogliono responsabilità, ma solo i soldini.
Fosse per le responsabilità non ci sarebbero vicari!!!”. I punti esclamativi corrispondono a quelli messi da chi ha scritto la nota. Alla fine, Polibio ha trascritto soltanto 3 dei 22 punti esclamativi esistenti l’uno dopo l’altro nella nota. E così conclude chi lavora “in segreteria: “Tocco con mano quello che ho scritto. La rabbia più grande è che i docenti, per opportunismo (permessi, orario libero, giorno libero …), pendono (per fortuna non tutti) dalla sua bocca. Svegliatevi o meglio siate obiettivi ogni tanto”.Polibio, al di là del contenuto alquanto drammatico ed esasperato della nota appena trascritta, ritiene che – soprattutto in questo particolare momento di profonda crisi economica e della disoccupazione che caratterizza il mondo della scuola, e che ha reso disoccupati decine di migliaia di insegnanti – tutte le risorse del fondo d’istituto (per supplenze, per attività integrative, per progetti in orario pomeridiano) debbono essere destinate ai docenti precari. D’altra parte, a svolgere determinati compiti per il miglior funzionamento delle scuole (comprese le collaborazioni interne, se assolutamente necessarie, nella gestione della scuola) ben possono essere le cosiddette funzioni strumentali (retribuite con fondi aggiuntivi). Comunque, in orario diverso rispetto a quello dell’attività didattica individuale. Evitando di interromperla e di lasciare gli alunni in aula.Evitando altresì quello che purtroppo si è verificato in una scuola, nella quale capitava che le ore dell’attività “extracurricolare”, retribuite, venivano svolte “durante” le ore della programmazione didattica settimanale (“retribuita” in quanto facente parte dello stipendio mensile). E capitava anche che l’insegnante incaricato del progetto sportivo (calcio) accompagnava gli alunni della squadra di calcio a giocare la partita e, invece di rinviare ad altra giornata le ore regolarmente retribuite per l’attività didattica (stipendio mensile), incamerava la retribuzione per le ore del progetto. Doppia retribuzione per due attività, ma soltanto una delle due svolta.Una scuola nella quale, al di là delle assenze di chi aveva la funzione di dirigerla, con indennità assegnate al “vicario-padrone” che faceva il bello e il cattivo tempo, e risultava assegnatario di diversi progetti interni ed esterni alla scuola tutti retribuiti (e c’è voluto del tempo e con esso un deciso impegno di un gruppo di docenti assolutamente contrari alla violazione delle norme contrattuali e alla scorrettezza comportamentale per abbattere il muro della clientela e dell’arraffa arraffa), c’era questo e di più. Sostanzialmente, una scuola “parecchio allegra”. Tra gli insegnanti c’era anche chi “poteva” assentarsi per due settimane consecutive (“ottenendo” l’applicazione del comma 9 dell’articolo 13 e del comma 2 dell’articolo 15 del Contratto collettivo nazionale di lavoro), destinate a una lunga già all’estero, durante le quali gli alunni venivano distribuiti in altre classi, oppure venivano affidati a un’insegnante di quelle in compresenza in altre classi e addirittura a un’insegnante di sostegno che lasciava altrove, violando precise disposizioni, l’alunno diversamente abile che le era stato affidato.
E c’era, in un’altra scuola, la “libera uscita” di un folto gruppo di dipendenti durante l’orario di lavoro. A “disperdersi” per negozi e per altri ambienti, vicini e lontani. Una scuola caratterizzata anche dalle numerose caselle vuote nel registro di protocollo, “destinate” ad una futura utilizzazione, addirittura riempite, anche a distanza di sei mesi, con propria scrittura, da persona assunta in servizio nei mesi successivi. E caratterizzata, altresì, dalla presenza di un consigliere comunale, assistente amministrativo in quella scuola, che “utilizzava” i locali della scuola per ricevervi gli elettori e il telefono della scuola per le sue telefonate in arrivo e in partenza. Nella scuola, particolarmente allegra, del “vicario-padrone” venne il giorno in cui, a seguito di “discordie” dai motivi rimasti sconosciuti, la dirigente scolastica “decise” di escludere quel “collaboratore”, e procedette ad assegnare la nomina di primo collaboratore (non nominando il secondo collaboratore) a un’insegnante. La quale, di fronte alle responsabilità che le derivavano dall’assenza della dirigente scolastica, e ben a conoscenza delle irregolarità esistenti, di “permise” di preparare una circolare, ovviamente da sottoporre all’attenzione e alla firma della dirigente subito dopo il ritorno a scuola.I punti concernenti la disposizione di servizio avevano la finalità di eliminare i “riflessi negativi nei confronti dell’istituzione scolastica”. Il primo punto riguardava la “puntuale presenza a scuola per assicurare l’accoglienza e la vigilanza degli alunni”. Pertanto: firma degli insegnanti sul registro delle presenze seguita dall’indicazione dell’orario di ingresso a scuola; autorizzazione a uscire anticipatamente dalla scuola con cedolino certificatorio da allegare successivamente al registro delle firme; recupero, nei due mesi lavorativi successivi, dei permessi orari usufruiti; presenza dei docenti e vigilanza degli alunni durante le attività didattiche; nessuna riunioni di docenti, interrompendo arbitrariamente le attività didattiche; vigilanza sugli alunni che restano in aula durante l’assenza breve dell’insegnante, da assegnare a un collaboratore scolastico; assolutamente vietata la presenza di estranei in aula durante l’orario delle attività didattiche e/o quella di persone estranee che sostituiscono i docenti momentaneamente assenti; modalità per sopperire alle esigenze didattiche più immediate in assenza di docenti, segnando in un apposito registro le sostituzioni e l’assegnazione degli alunni ad altra classe e ad altro insegnante; affidata all’attenzione del Dsga la presenza in servizio del personale Ata; esclusa la presenza di estranei e di incompatibili con le attività amministrative negli uffici di segreteria anche per il rispetto delle disposizioni che riguardano la privacy; rispetto delle norme contrattuali per quanto concerne le assenze e i permessi.Non durò a lungo, nel rimpianto del “vicario-padrone”, che tuttavia, benché si fosse messo a capeggiare la “sommossa” di coloro che venivano privati dei “suoi” permessi, dell’”orario libero” prima da lui “non riscontrato”, del “giorno libero” a “piacimento”, e nonostante la breve permanenza nella carica di primo collaboratore dell’insegnante che era stata nominata per sostituirlo, non “recupererò” la funzione perduta. Attenzione: non di tutta l’erba un fascio. Polibio ha conosciuti eccellenti vicari e collaboratori di dirigenti scolastici, assolutamente competenti e molto apprezzati dai colleghi e dal personale Ata. Che in una competizione democratica non avrebbero esitato a eleggerli presidi. Ebbene, se proprio è necessaria la figura del vicario del dirigente scolastico, si può procedere con la sua democratica elezione, tuttavia senza alcun compenso e senza riduzione dell’attività didattica. Nelle facoltà universitarie e nei dipartimenti, il vicepreside e il vicedirettore del dipartimento non ricevono alcun compenso, né possono minimamente ridurre la loro attività didattica. Sono onorati di svolgere quella funzione e spesso rappresentano un prezioso punto di riferimento e di collegamento tra i docenti (anche quelli che hanno votato per un altro collega) e il preside o il direttore di dipartimento. In Germania, ma anche in altri Stati europei, il preside è eletto (e rimane in carica per un determinato periodo), riceve un esiguo compenso in aggiunta allo stipendio, è soltanto parzialmente esonerato dall’insegnamento. D’altra parte, il preside, ovvero il dirigente scolastico, ha un preciso dovere: essere presente a scuola ogni giorno, potendosi allontanare soltanto ed esclusivamente a seguito di convocazioni ufficiali (direttore generale dell’Ufficio scolastico provinciale, sindaco e/o assessore all’istruzione del Comune nel quale ha sede l’istituto scolastico).
Polibio ribadisce che tutte le risorse del fondo d’istituto debbono essere destinate all’occupazione dei docenti precari e dei docenti disoccupati. Nelle forme e nei modi che ben possono essere definiti. Soprattutto perché non è umanamente possibile che chi lavora possa ottenere altro lavoro e altre retribuzioni, e chi non lavora deve continuare a essere disoccupato e privo del benché minimo stipendio.D’altra parte, se andiamo a leggere il Contratto collettivo nazionale di lavoro, l’articolo 34, nell’unico suo comma, recita che il dirigente scolastico “può” avvalersi, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative, di docenti da lui individuati ai quali possono essere delegati specifici compiti. E che “tali collaborazioni sono riferibili a due unità di personale docente retribuibili, in sede di contrattazione d’istituto, con i finanziamenti a carico del fondo per le attività aggiuntive previste per le collaborazioni col dirigente scolastico di cui all’art. 88, comma e, lettera e”. In effetti sin tratta della lettera f: “i compensi da corrispondere al personale docente ed educativo, non più di due unità, della cui collaborazione il dirigente scolastico intende avvalersi nelle svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali”, che “nopn sono cumulabili con il compenso per le funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa”. Capita, ed è capitato, che, praticando strade contorte, i collaboratori del dirigente scolastico sono risultati più di due.
Le scuole possono ben andare avanti “senza” la presenza di “figure aggiuntive”, mentre il tavolo della contrattazione deve vedere due parti che si confrontano: da una parte, il dirigente scolastico; dall’altra parte, Rsu e dirigenti delle organizzazioni sindacali, e non, come purtroppo assai spesso è accaduto e accade, il dirigente scolastico da una parte e le organizzazioni tutt’altro che insieme dall’altra parte, con affiancamenti, a seconda di “interessi” reconditi (ma in definitiva non tanto reconditi), di questa e di quest’altra organizzazione sindacale al dirigente scolastico di turno.Se in definitiva l’estate è così piena di attività, allora, a parte la necessità della presenza del dirigente scolastico titolare (fatti salvi i 15 giorni di ferie obbligatorie nel periodo estivo), la soluzione è semplice: nomina del reggente per 15 giorni, aspetto che comporta peraltro non notevole risparmio. Risorse da destinare all’occupazione di chi non ha lavoro. E quindi di chi ha assoluta necessità di lavorare e di ricevere un benché minimo compenso in euro per sé e per la propria famiglia.

Polibio
fonte Consorzio AETNANET
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