LA VOCE DEI PRECARI

Associazione Istruzione Unita Scuola

domenica 20 gennaio 2013

Assicurazione Sociale per l'Impiego-ASPI: come presentare domanda all’INPS

La domanda dell'assegno Aspi o mini Aspi di disoccupazione 2013 va presentata via web, tramite contact center o attraverso i patronati: le istruzioni INPS per ricevere le nuove indennità introdotte dalla Riforma del Lavoro.

 
Ecco le procedure online per chiedere l’ASPI, il nuovo sussidio di disoccupazione INPS dal 2013: le domande vanno presentate dal lavoratore rimasto senza impiego per via telematica, utilizzandouno dei seguenti canali:
  • Web - Servizio INPS online accessibile tramite PIN e codice fiscale
  • Contact Center multicanale – al numero verde 803164
  • Patronati e intermediari – che a loro volta utilizzeranno i servizi telematici INPS
=> Leggi chi ha diritto all’ASPI e come richiederla
Con il messaggio 760 del 14 gennaio, l’INPS spiega dunque come chiedere Aspi o mini Aspi, i due nuovi ammortizzatori introdotti dalla Riforma del Lavoro, presentando la domanda entro 60 giorni dalla perdita dell’occupazione; per la sola mini Aspi 2012 (cioè l’indennità ridotta relativa al 2012), c’è tempo fino al 2 aprile.
=>Calcola l’assegno di disoccupazione Aspi e mini Aspi

Presentazione domande

Dal portale web INPS (www.inps.it) bisogna entrare nell’area Servizi per il cittadino ed effettuare il seguente percorso: “invio domande di prestazioni a sostegno del reddito“, “ASPI, Disoccupazione, Mobilità e Trattamenti speciali edili”, “Indennità ASpI”. Per l’autenticazione serve il PIN dispositivo diverso dal normale PIN online: per il suo rilascio è infatti prevista una procedura più complessa (per i dettagli: circolare Inps numero 50 del 15 marzo 2011).
=>Ottieni il PIN Dispositivo INPS
Senza il PIN dispositivo la domanda resta in attesa ma viene comunque protocollata, facendo quindi salva la data di presentazione (ai fini del rispetto del termine di 60 giorni). La domanda si compone di diverse sezioni: anagrafica, altri recapiti, ultima posizione lavorativa, dati domanda, dichiarazioni, attestazione dello status di disoccupato, riepilogo dati e invio della domanda. C’è un manuale accessibile direttamente dalla procedura e scaricabile tramite apposito pulsante collocato nella parte superiore di ogni schermata dell’applicazione.

Presentazione tramite patronati

I patronati comunicano con l’INPS telematicamente, ma i cittadini possono compilare la domanda offline, per inserirla successivamente e inviarla all’istituto. E’ stato aggiornato anche il programma di acquisizione offline per consentire l’invio delle domande di indennità di disoccupazione ASpI, mini-ASpI e mini-ASpI 2012 dal 1 gennaio 2013. Per le domande online, invece, esiste apposita applicazione web a disposizione dei patronati (Patronati e Servizi per i patronati) andando su “Disoccupazione e Mobilità“, che per inviare la domanda devono avere la delega del lavoratore patrocinato opportunamente registrata nel menù “Gestione” (presente tra i servizi per il Patronato).

Presentazione tramite contact center

Anche questo è un servizio disponibile solo per i lavoratori già in possesso di PIN dispositivo. Bisogna telefonare al numero gratuito 803 164 e l’operatore fornirà tutte le indicazioni per l’invio della domanda, ed eventualmente anche per convertire il PIN online in dispositivo (vedi sopra); gli operatori possono anche fonire le istruzioni necessarie per richiedere il PIN ex novo e presentare domanda di Aspi, mini Aspi e mini Aspi 2012.

Riferimenti normativi

Ricordiamo che Aspi e mini Aspi sono regolamentate dall’art. 2 della Legge 92/2012:
=>Leggi i nuovi ammortizzatori sociali dopo la Riforma del Lavoro
La circolare Inps n.140 del 14 dicembre 2012 fornisce alle aziende le indicazioni operative per l’applicazione dell’Aspi, dal primo gennaio 2013.
=> Ecco come le aziende devono applicare l’Aspi

Fonte PMI

sabato 12 gennaio 2013

Le firme raccolte per il referendum sul ripristino dell’articolo 18 potrebbero non essere sufficienti

A rischio il Referendum sull’Articolo 18

Articolo Originale su www.pmi.it Le firme raccolte per il referendum sul ripristino dell’articolo 18 potrebbero non essere sufficienti: i nodi normativi e la risposta attesa dalla Cassazione.


Articolo 18 probabile l'annullamento del referendum

I promotori del referendum per ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori hanno chiuso la raccolta delle firme necessarie, tuttavia tutto potrebbe essere reso vano dallo scioglimento anticipato del Parlamento.

=>Ecco i quesiti nel referendum sull’articolo 18

In particolare Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione comunista, Pdci, Verdi e il movimento di sinistra radicale Alba, insieme a esponenti di Fiom e Cgil hanno raccolto e presentato le firme alla Corte di Cassazione.

Tale consegna, avvenuta dopo lo scioglimento delle Camere, sembra rappresentare lo scoglio legale.

=> Consulta le sentenze sulla riforma dell’articolo 18

Il problema della consegna delle firme nasce dalla legge del 1970, che regola la materia referendaria: “non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime”.

Sarà ora l’ufficio centrale per i referendum a decidere sulla questione nei prossimi mesi, in virtù della presentazione della richiesta di referendum avvenuta nel settembre scorso. In caso di approvazione della validità della richiesta e della consegna delle firme gli italiani potranno andare al voto, che comunque non potrà avvenire nell’anno in corso.isposta attesa dalla Cassazione.

 
Leggi anche:
>Prima sentenza sull'Articolo 18: bocciata la Riforma del Lavoro
>Referendum Articolo 18: al via raccolta firme

giovedì 3 gennaio 2013

Meno tasse sul lavoro nella nuova Agenda Monti 2013


Mario Monti: ecco la sua Agenda
Mario Monti non scende in campo ma di fatto si candida a governare l’Italia anche per la prossima legislatura, proponendo un’Agenda che prevede ancora riforme e meno tasse sul lavoro ma per realizzarla gli è necessario costruire e contare su una larga maggioranza politica.
Va infatti ricordato che Monti è senatore a vita e in quanto tale «non si può candidare al Parlamento perché già parlamentare», anche se «dopo le elezioni può essere coinvolto», come precisato dallo stesso Presidente della Repubblica.
=>Scopri l’Agenda 2013 per le imprese: Monti, Berlusconi e Bersani
L’ex premier – Monti ha lasciato l’incarico l’8 dicembre 2012 pur rimanendo in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alle prossime elezioni – continua a difendere l’operato del proprio Governo, grazie al quale l’Italia avrebbe riconquistato la credibilità internazionale: «ho picchiato duro? A me veramente sembra di essere stato morbido…», ha dichiarato.
Così Monti risponde a Silvio Berlusconi in merito alla proposta di dare il via ad una commissione d’inchiesta sulla nascita del governo tecnico: «è’ un’idea stravagante e tardiva, ma ben venga».

L’ex premier intende continuare sulla propria strada per le riforme, con focus su occupazione e crescita e a tale scopo «dovremo coalizzare chi è disponibile per le riforme e non per la conservazione».L’obiettivo primario è di «ridurre la tassazione sul lavoro e parallelamente la spesa pubblica», rivela Monti, servono poi «alleggerimenti di situazioni per le famiglie, soprattutto quelle numerose, un sistema sanitario che funzioni ancora meglio e a costi minori» e ancora «un sistema fiscale che consenta una redistribuzione del reddito dai più ricchi ai più poveri».
Parlando poi delle idee di Nichi Vendola e Stefano Fassina in tema di lavoro, Monti afferma che questi «vogliono conservare per nobili motivi e in buona fede un mondo del lavoro cristallizzato, iperprotetto rispetto ad altri Paesi. Io sono per avere in Europa una tutela ancora più avanzata dei lavoratori, ma con condizioni che favoriscano la creazione di posti di lavoro».
Mario Monti dichiara infine di non volersi schierare a favore di un partito o di un altro, ma di voler solo puntare a difendere determinate idee a favore di «riforme che rendano l’Italia più competitiva e creino più posti di lavoro; ma è difficile ragionare su dove uno sta».

Fonte PMI