
LA VOCE DEI PRECARI «poveri, sfiduciati e poco rappresentati» Mezzogiorno e Centro-Nord". Gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 “sono calati di 107 mila unità (-1,7%)", nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, "sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%)". CONTATTI INFO:-388 364261 E-mail iuniscuola@...
LA VOCE DEI PRECARI
martedì 14 febbraio 2012
Fioroni ricorda a Profumo che sono altre le priorità della scuola
L'ex-ministro Fioroni ricorda a Profumo che sono altre le priorità della scuola
Le reazioni alla proposta di legge regionale per la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei capi d’istituto, presentata dalla giunta regionale lombarda al ministro Profumo, sono quasi tutte di segno decisamente negativo.
Sul piano politico è netta la contrarietà del PD che attraverso la responsabile scuola, Francesca Puglisi, dopo aver dichiarato che la scuola “'non è materia sulla quale esercitare la fantasia o una cavia su cui fare esperimenti”, non ha esitato a giudicare la proposta, anche se sperimentale, “pura follia e incostituzionale”.
L’ex-ministro Fioroni, a sua volta, ha rivolto un’esortazione a Profumo, affinché “segua le priorità'' tra le quali non rientra certamente il reclutamento diretto degli insegnanti in Lombardia.
In una dichiarazione rilasciata all’ANSA, Fioroni ha detto: “'Lo dico con affetto e stima: il ministro Profumo è un vero vulcano, una ne fa e cento ne pensa, ma qualche volta forse è necessario riflettere sulle priorità e sul metodo che è anche sostanza”.
“Non abbiamo certezze sugli scatti degli insegnanti che con la crisi sono ancora più poveri e insicuri – ha continuato l’esponente del PD - il Governo non dà parere favorevole al trattare gli insegnanti come tutti gli altri dipendenti pubblici per la loro pensione. Di fronte a tutto ciò il ministro avvia intese per il reclutamento diretto in Lombardia. Ma quale reclutamento? Senza l'emendamento sulle pensioni la nostra scuola sarà sempre più vecchia.
Un nuovo reclutamento diretto in Lombardia mentre - sottolinea ancora l'ex ministro - si annuncia un nuovo concorso nazionale per i giovani sotto i 36 anni e mentre il Governo non ha ancora avuto la delega per il nuovo reclutamento e il Tesoro non ha sbloccato l'avvio del Tirocinio formativo attivo. Sono certo - conclude Fioroni - che Profumo vorrà seguire le priorità e comprendere che la scuola pubblica è quella italiana e non quella lombarda e che proclami e fughe in avanti servono solo ad alimentare false speranze e a creare contenziosi e proteste in una scuola che ha bisogno di avere serenità e discontinuità dal passato”.
da tuttoscuola.com
lunedì 13 febbraio 2012
DALL'ARCHIVIO DI TUTTOSCUOLA:
Pensioni docenti: i sindacati chiedono di ‘sanare l’ingiustizia’
Pensioni: niente vecchie regole per i prof
Milleproroghe: entrano solo neo-abilitati e in coda
Graduatorie: Profumo si rifugia in corner
Sì dell’A.Ge.S.C. alla chiamata diretta degli insegnanti
Apertura delle graduatorie: cosa faranno i sindacati scuola?
Da Cisl e Cgil un deciso no all’assunzione diretta dei docenti
Ocse: la dispersione è iniqua e danneggia l’economia
Profumo: Punto su autonomia ed edilizia
Reti territoriali. Perché?
mercoledì 8 febbraio 2012
L'effetto taglio non è ancora finito: a Milano a rischio 343 insegnanti

– MILANO – Pensavate che i tagli al personale scolastico fossero finiti con il 2011? Non è così: 343 docenti rischiano di rimanere a casa dal prossimo anno scolastico. Sono i docenti “in esubero”, quegli insegnanti che a causa dell’avanzamento della riforma Gelmini perderanno la cattedra a settembre. Oppure saranno dirottati su altre tipologie di insegnamento, togliendo posti agli insegnanti precari. Il Ministero dell’Istruzione ha reso pubblico l’organico previsionale per il 2012-2013. A Milano e provincia sono 343 i professori a rischio, in Lombardia 822. Per lo più alle superiori.
L’applicazione della riforma Gelmini sta per raggiungere il terzo anno di scuola secondaria di secondo grado, riducendo ulteriormente gli orari per alcune classi di concorso (insegnamenti) e aumentando i docenti in soprannumero. Se nelle scuole medie milanesi saranno solo 14, alle superiori salgono a 329. Gli insegnamenti destinati a perdere più posti sono quelli tecnico-pratici: i docenti che assistevano i colleghi di teoria nello svolgimento dei laboratori. I più colpiti sono elettronica (49), meccanica tecnologica (41) e fisica atomica (27). Stesso destino per le discipline che la riforma ha cancellato, come dattilografia e stenografia (27). In esubero anche insegnamenti come disegno e storia dell’arte (19), lingua tedesca (16) e latino-greco (15). Per tutti si prospetterà una mobilità forzosa in altre scuole, anche di altre province e, in caso di mancanza di cattedre libere, fuori regione. Oppure l’assegnazione a discipline diverse.
«In Lombardia e in particolare a Milano abbiamo docenti che perdono il posto – nota Leonardo Donofrio, del sindacato Iuniscuola – a fronte di classi con sempre più alunni. Anche se parte di questi esuberi potrebbe venire riassorbita grazie ai prossimi pensionamenti, ci si troverà con docenti in servizio da 20 anni su una determinata disciplina costretti a riciclarsi su altri insegnamenti».Lu.Sa.
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martedì 31 gennaio 2012
Fornero:la disoccupazione è la mia primapreoccupazione.E sulle pensioni non si può tornare indietro

Fornero: la disoccupazione è la mia prima preoccupazione. E sulle pensioni non si può tornare indietro La disoccupazione "è la mia principale preoccupazione": lo afferma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero a margine di una audizione alla Camera. «Vorrei che la gente lavorasse.
La riforma del mercato del lavoro - aggiunge - la pensiamo per aumentare
l'occupazione». ...Leggi la notizia
sabato 28 gennaio 2012
E i precari restano senza lavoro

C'è disordine nelle scuole? Sì, c’è disordine.
Certamente a causa del forsennato taglio delle risorse (oltre 8 miliardi di euro), che ha portato al licenziamento di circa 140.000 lavoratori (docenti, personale amministrativo e collaboratori scolastici), e alla polverizzazione dei fondi d’istituto (che finiscono nelle tasche di determinati “privilegiati”).
A subirne le conseguenze, purtroppo negative, sono stati e sono gli studenti, sovente lasciati alla deriva all’interno delle scuole o addirittura, con riduzione dell’orario delle attività didattiche (che non può essere affatto ridotto), mandati a casa anzitempo, avendo assunto il dirigente scolastico “l’iniziativa” (finalizzata a “sollevarsi da sé” da oggettive responsabilità anche penali) di far firmare ai genitori degli alunni (data la minore età dei loro figli) una dichiarazione con la quale affermano di essere a conoscenza e consapevoli – “accettano” e “acconsentano” – che i loro figli escano dalla scuola nel caso in cui l’ultima o le ultime due ore di lezione, assente l’insegnante di classe, non possono essere coperte da nessun altro insegnante. Emerge, in un momento in cui la scuola ha assoluto bisogno di iniziative risolutive della crisi che pesantemente da anni l’attraversa, la questione dell’indennità di funzione superiore ai vicari dei dirigenti scolastici. Peraltro nemmeno obbligatoriamente previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro. E anzi addirittura non necessari nelle scuole che si “avvalgono” della costante presenza – si tratta di un preciso e non eludibile dovere – del dirigente scolastico. Chi ha vera e puntuale conoscenza dei molteplici aspetti che purtroppo caratterizzano negativamente parecchie scuole – fatte le dovute eccezioni, e sono molte le scuole che, pur nelle condizioni di disagio che caratterizzano l’intero sistema scolastico, si distinguono positivamente –, non può, da solo, che rammaricarsi e chiedere – come ha fatto rivolgendosi a Polibio – di occuparsi di una questione che appare paradossale, assurda, inopportuna, disdicevole e sconveniente.
E Polibio, che si avvale soprattutto di fonti primarie e di testimonianze anche documentate, ha accolto linvito.
(Polibiopolibio.polibio@hotmail.it
Ci sono i dirigenti scolastici stranamente assenti. Vicari e collaboratori dei presidi che, pur non potendolo fare, si allontanano dalla classe per occuparsi di questioni che attengono al preside che magari è assente (chissà perché?) dalla scuola, e la didattica va a ramengo. In cambio, pur non essendo affatto necessari, ma non mancano le nomine per “simpatia” e per “comparato”, dall’aver “collaborato” incassano “compensi” addirittura “generosi”. Migliaia di scuole sottodimensionate, con meno di 500 e addirittura con meno di 300 alunni, hanno visto, durante molti anni, il dirigente scolastico affiancato da due collaboratori da lui “individuati”.
Accade che il vicario di una scuola sottodimensionata “riceve” per la “collaborazione” 3.000 euro. Soprattutto se il dirigente scolastico abita in un comune alquanto distante e magari di un’altra provincia. Cento e anche più chilometri al giorno per l’andata e altrettanti per il ritorno “sono molti”, e allora si diradano le “visite” nel comune nel quale si trova la scuola da dirigere. E c’è anche chi le “visite” le dirada alquanto, cosicché il “vicario” (con o senza il secondo “collaboratore ufficiale” del dirigente scolastico a distanza) sostituisce il “preside-padrone” e si trasforma in “vicario-preside-padrone”.
Non sono mancati coloro che fanno incetta, addirittura “segnalandosi in tutta segretezza”, di incarichi retribuiti. D’altra parte, se il dirigente scolastico risiede in un comune alquanto distante da quello della scuola nella quale, adempiendo il loro dovere, deve svolgere la propria funzione, e non si presenta giorno dopo giorno a scuola, “lascia” al vicario il piano operativo. E decide come crede. Pur senza indicare gli istituti scolastici, Polibio riferirà episodi di sua (e non soltanto di sua) personale conoscenza (le fonti, primarie o secondarie che siano, sono sempre utili).
Altro che “indennità di funzione superiore per il docente vicario”! La questione riguarda esclusivamente i dirigenti scolastici, la costante presenza e le assenze dei dirigenti scolastici. Ed è significativo che a segnalare a Polibio le sregolatezze di un sistema ormai alquanto contorto sia stata, con un suo scritto, una persona che, lavorando “in segreteria” (ovviamente negli uffici dell’amministrazione della scuola), ha diretta conoscenza di aspetti e di fenomeni che, in mancanza di interventi riparatori e di recupero della correttezza, manderanno in ulteriore rovina il sistema scolastico già parecchio sconvolto dall’epocale disastrosa riforma assunta a suo “vanto” dall’ex ministro Mariastella Gelmini.
La persona che ha scritto a Polibio ha nella sostanza confermato ciò che a Polibio non è risultato del tutto nuovo. “I vicari sono nominati dal D.S., giusto? Sollevate il problema dei criteri; la maggior parte di loro, se non tutti, sappiamo che sono nominati per simpatia e comparati!!!! Non ci nascondiamo dietro il dito! Tantissimi non sono neppure laureati, ma entrati nelle grazie del D.S. non si guardano né le competenze né le conoscenze (lasciamo da parte la laurea)”.
Proseguendo, così scrive: “Cari sindacati, cercate ogni tanto di guardare le cose come stanno e non solo ciò che vi conviene. Il mio vicario” – intendo quello della scuola in cui chi scrive lavora “in segreteria”, nominato dal dirigente scolastico – “tutto l’anno è in malattia e, guarda caso, guarisce ogni volta che il D.S. manca … in estate poi è onnipresente!!!!! Ogni volta che c’è un problema sparisce. E allora cari sindacati cercate di fare dei criteri seri, togliete al D.S. questo potere, non serve a niente!!!!!!!”. E così continua: “Ma poi, il vicario, che responsabilità ha di così grave? Firma qualche certificato, non si assume la responsabilità di un bel niente, ogni volta che c’è qualche patata bollente si assenta o sta ore al telefono con il D.S. a chiedere cosa deve fare e cosa deve dire!!!!! Sono tutti così, non vogliono responsabilità, ma solo i soldini.
Fosse per le responsabilità non ci sarebbero vicari!!!”. I punti esclamativi corrispondono a quelli messi da chi ha scritto la nota. Alla fine, Polibio ha trascritto soltanto 3 dei 22 punti esclamativi esistenti l’uno dopo l’altro nella nota. E così conclude chi lavora “in segreteria: “Tocco con mano quello che ho scritto. La rabbia più grande è che i docenti, per opportunismo (permessi, orario libero, giorno libero …), pendono (per fortuna non tutti) dalla sua bocca. Svegliatevi o meglio siate obiettivi ogni tanto”.Polibio, al di là del contenuto alquanto drammatico ed esasperato della nota appena trascritta, ritiene che – soprattutto in questo particolare momento di profonda crisi economica e della disoccupazione che caratterizza il mondo della scuola, e che ha reso disoccupati decine di migliaia di insegnanti – tutte le risorse del fondo d’istituto (per supplenze, per attività integrative, per progetti in orario pomeridiano) debbono essere destinate ai docenti precari. D’altra parte, a svolgere determinati compiti per il miglior funzionamento delle scuole (comprese le collaborazioni interne, se assolutamente necessarie, nella gestione della scuola) ben possono essere le cosiddette funzioni strumentali (retribuite con fondi aggiuntivi). Comunque, in orario diverso rispetto a quello dell’attività didattica individuale. Evitando di interromperla e di lasciare gli alunni in aula.Evitando altresì quello che purtroppo si è verificato in una scuola, nella quale capitava che le ore dell’attività “extracurricolare”, retribuite, venivano svolte “durante” le ore della programmazione didattica settimanale (“retribuita” in quanto facente parte dello stipendio mensile). E capitava anche che l’insegnante incaricato del progetto sportivo (calcio) accompagnava gli alunni della squadra di calcio a giocare la partita e, invece di rinviare ad altra giornata le ore regolarmente retribuite per l’attività didattica (stipendio mensile), incamerava la retribuzione per le ore del progetto. Doppia retribuzione per due attività, ma soltanto una delle due svolta.Una scuola nella quale, al di là delle assenze di chi aveva la funzione di dirigerla, con indennità assegnate al “vicario-padrone” che faceva il bello e il cattivo tempo, e risultava assegnatario di diversi progetti interni ed esterni alla scuola tutti retribuiti (e c’è voluto del tempo e con esso un deciso impegno di un gruppo di docenti assolutamente contrari alla violazione delle norme contrattuali e alla scorrettezza comportamentale per abbattere il muro della clientela e dell’arraffa arraffa), c’era questo e di più. Sostanzialmente, una scuola “parecchio allegra”. Tra gli insegnanti c’era anche chi “poteva” assentarsi per due settimane consecutive (“ottenendo” l’applicazione del comma 9 dell’articolo 13 e del comma 2 dell’articolo 15 del Contratto collettivo nazionale di lavoro), destinate a una lunga già all’estero, durante le quali gli alunni venivano distribuiti in altre classi, oppure venivano affidati a un’insegnante di quelle in compresenza in altre classi e addirittura a un’insegnante di sostegno che lasciava altrove, violando precise disposizioni, l’alunno diversamente abile che le era stato affidato.
E c’era, in un’altra scuola, la “libera uscita” di un folto gruppo di dipendenti durante l’orario di lavoro. A “disperdersi” per negozi e per altri ambienti, vicini e lontani. Una scuola caratterizzata anche dalle numerose caselle vuote nel registro di protocollo, “destinate” ad una futura utilizzazione, addirittura riempite, anche a distanza di sei mesi, con propria scrittura, da persona assunta in servizio nei mesi successivi. E caratterizzata, altresì, dalla presenza di un consigliere comunale, assistente amministrativo in quella scuola, che “utilizzava” i locali della scuola per ricevervi gli elettori e il telefono della scuola per le sue telefonate in arrivo e in partenza. Nella scuola, particolarmente allegra, del “vicario-padrone” venne il giorno in cui, a seguito di “discordie” dai motivi rimasti sconosciuti, la dirigente scolastica “decise” di escludere quel “collaboratore”, e procedette ad assegnare la nomina di primo collaboratore (non nominando il secondo collaboratore) a un’insegnante. La quale, di fronte alle responsabilità che le derivavano dall’assenza della dirigente scolastica, e ben a conoscenza delle irregolarità esistenti, di “permise” di preparare una circolare, ovviamente da sottoporre all’attenzione e alla firma della dirigente subito dopo il ritorno a scuola.I punti concernenti la disposizione di servizio avevano la finalità di eliminare i “riflessi negativi nei confronti dell’istituzione scolastica”. Il primo punto riguardava la “puntuale presenza a scuola per assicurare l’accoglienza e la vigilanza degli alunni”. Pertanto: firma degli insegnanti sul registro delle presenze seguita dall’indicazione dell’orario di ingresso a scuola; autorizzazione a uscire anticipatamente dalla scuola con cedolino certificatorio da allegare successivamente al registro delle firme; recupero, nei due mesi lavorativi successivi, dei permessi orari usufruiti; presenza dei docenti e vigilanza degli alunni durante le attività didattiche; nessuna riunioni di docenti, interrompendo arbitrariamente le attività didattiche; vigilanza sugli alunni che restano in aula durante l’assenza breve dell’insegnante, da assegnare a un collaboratore scolastico; assolutamente vietata la presenza di estranei in aula durante l’orario delle attività didattiche e/o quella di persone estranee che sostituiscono i docenti momentaneamente assenti; modalità per sopperire alle esigenze didattiche più immediate in assenza di docenti, segnando in un apposito registro le sostituzioni e l’assegnazione degli alunni ad altra classe e ad altro insegnante; affidata all’attenzione del Dsga la presenza in servizio del personale Ata; esclusa la presenza di estranei e di incompatibili con le attività amministrative negli uffici di segreteria anche per il rispetto delle disposizioni che riguardano la privacy; rispetto delle norme contrattuali per quanto concerne le assenze e i permessi.Non durò a lungo, nel rimpianto del “vicario-padrone”, che tuttavia, benché si fosse messo a capeggiare la “sommossa” di coloro che venivano privati dei “suoi” permessi, dell’”orario libero” prima da lui “non riscontrato”, del “giorno libero” a “piacimento”, e nonostante la breve permanenza nella carica di primo collaboratore dell’insegnante che era stata nominata per sostituirlo, non “recupererò” la funzione perduta. Attenzione: non di tutta l’erba un fascio. Polibio ha conosciuti eccellenti vicari e collaboratori di dirigenti scolastici, assolutamente competenti e molto apprezzati dai colleghi e dal personale Ata. Che in una competizione democratica non avrebbero esitato a eleggerli presidi. Ebbene, se proprio è necessaria la figura del vicario del dirigente scolastico, si può procedere con la sua democratica elezione, tuttavia senza alcun compenso e senza riduzione dell’attività didattica. Nelle facoltà universitarie e nei dipartimenti, il vicepreside e il vicedirettore del dipartimento non ricevono alcun compenso, né possono minimamente ridurre la loro attività didattica. Sono onorati di svolgere quella funzione e spesso rappresentano un prezioso punto di riferimento e di collegamento tra i docenti (anche quelli che hanno votato per un altro collega) e il preside o il direttore di dipartimento. In Germania, ma anche in altri Stati europei, il preside è eletto (e rimane in carica per un determinato periodo), riceve un esiguo compenso in aggiunta allo stipendio, è soltanto parzialmente esonerato dall’insegnamento. D’altra parte, il preside, ovvero il dirigente scolastico, ha un preciso dovere: essere presente a scuola ogni giorno, potendosi allontanare soltanto ed esclusivamente a seguito di convocazioni ufficiali (direttore generale dell’Ufficio scolastico provinciale, sindaco e/o assessore all’istruzione del Comune nel quale ha sede l’istituto scolastico).
Polibio ribadisce che tutte le risorse del fondo d’istituto debbono essere destinate all’occupazione dei docenti precari e dei docenti disoccupati. Nelle forme e nei modi che ben possono essere definiti. Soprattutto perché non è umanamente possibile che chi lavora possa ottenere altro lavoro e altre retribuzioni, e chi non lavora deve continuare a essere disoccupato e privo del benché minimo stipendio.D’altra parte, se andiamo a leggere il Contratto collettivo nazionale di lavoro, l’articolo 34, nell’unico suo comma, recita che il dirigente scolastico “può” avvalersi, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative, di docenti da lui individuati ai quali possono essere delegati specifici compiti. E che “tali collaborazioni sono riferibili a due unità di personale docente retribuibili, in sede di contrattazione d’istituto, con i finanziamenti a carico del fondo per le attività aggiuntive previste per le collaborazioni col dirigente scolastico di cui all’art. 88, comma e, lettera e”. In effetti sin tratta della lettera f: “i compensi da corrispondere al personale docente ed educativo, non più di due unità, della cui collaborazione il dirigente scolastico intende avvalersi nelle svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali”, che “nopn sono cumulabili con il compenso per le funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa”. Capita, ed è capitato, che, praticando strade contorte, i collaboratori del dirigente scolastico sono risultati più di due.
Le scuole possono ben andare avanti “senza” la presenza di “figure aggiuntive”, mentre il tavolo della contrattazione deve vedere due parti che si confrontano: da una parte, il dirigente scolastico; dall’altra parte, Rsu e dirigenti delle organizzazioni sindacali, e non, come purtroppo assai spesso è accaduto e accade, il dirigente scolastico da una parte e le organizzazioni tutt’altro che insieme dall’altra parte, con affiancamenti, a seconda di “interessi” reconditi (ma in definitiva non tanto reconditi), di questa e di quest’altra organizzazione sindacale al dirigente scolastico di turno.Se in definitiva l’estate è così piena di attività, allora, a parte la necessità della presenza del dirigente scolastico titolare (fatti salvi i 15 giorni di ferie obbligatorie nel periodo estivo), la soluzione è semplice: nomina del reggente per 15 giorni, aspetto che comporta peraltro non notevole risparmio. Risorse da destinare all’occupazione di chi non ha lavoro. E quindi di chi ha assoluta necessità di lavorare e di ricevere un benché minimo compenso in euro per sé e per la propria famiglia.
Polibio
fonte Consorzio AETNANET
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domenica 4 dicembre 2011
Majorino: "500mila euro per abbonamenti ATM gratis per disoccupati, cassintegrati e giovani precari"

Ecco il Comunicato Ufficio stampa del Comune:
Milano, 2 dicembre 2011 - "Investiamo 500mila euro in abbonamenti dell'ATM gratuiti per disoccupati, cassintegrati e giovani precari: il finanziamento è stato approvato questa mattina dalla Giunta. Raddoppiamo un provvedimento della passata Amministrazione, rendendolo attivo dal 1° gennaio 2012".
Lo ha annunciato l'assessore Pierfrancesco Majorino questa mattina dal palco del 1° Forum delle Politiche sociali, organizzato dal Comune di Milano.
Il provvedimento, che fa parte di un fondo anticrisi, è stato promosso dall’assessore Majorino insieme all’assessore al Lavoro Cristina Tajani. "Abbiamo voluto mantenere fede a una promessa fatta – ha spiegato Majorino – perché il momento è davvero difficile per molti milanesi. Inoltre, vogliamo istituire un fondo misto pubblico-privato per dare vita a percorsi di accoglienza rivolti soprattutto a persone senza fissa dimora. Un fondo che prende spunto anche dall’esperienza straordinaria realizzata dalla Curia e da Caritas. Immaginiamo uno strumento cui anche i singoli cittadini possano contribuire con una sorta di buono per azioni sociali che possano alimentare il fondo stesso".
Il Piccolo Teatro Strehler ha ospitato questa mattina l'apertura del Forum, con incontri tematici dedicati a minori e famiglia, immigrati, politiche della casa, salute mentale, dipendenze, nuove povertà, anziani, disabili, discriminazioni, carcere. Vi hanno partecipato più di 2.000 persone, tra cui educatori, assistenti sociali, psicologi, sociologi, amministratori, lavoratori di enti pubblici e del privato sociale, esponenti del mondo della cultura e delle imprese: inparticolare, don Antonio Mazzi, Massimo Moratti, Nando Dalla Chiesa, Moni Ovadia, Livia Turco, Mariolina Moioli, Emanuele Patti, Walter Locatelli
lunedì 14 novembre 2011
SCUOLA, legge di stabilità (art. 4, commi 67 a 83)

«Le scuole interessate dal processo di accorpamento diventano 3.138, rispetto alle 1.812 previste con i precedenti parametri. »
[67. Concorrono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca le disposizioni di cui ai commi da 68 al 83. Le riduzioni degli stanziamenti relativi allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previste dall’articolo 3 e dai commi di cui al primo periodo operano in deroga all’articolo 10, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e successive modificazioni.
68. All’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, la parola: «cinquecento» è sostituita dalla seguente: «trecento».
69. All’articolo 19, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la parola: «500» è sostituita dalla seguente: «600» e la parola: «300» è sostituita dalla seguente: «400».
70. All’articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo il comma 5 è inserito il seguente:
«5-bis. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, alle istituzioni scolastiche autonome di cui al comma 5 non può essere assegnato in via esclusiva un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA); con decreto del Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale competente il posto è assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche, individuate anche tra quelle cui si applichi il medesimo comma 5. Al personale DSGA che ricopra detti posti, in deroga all’articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è riconosciuta, a seguito di specifica sessione negoziale, una indennità mensile avente carattere di spesa fissa, entro il limite massimo del 10 per cento dei risparmi recati dal presente comma».
71. Il riscontro di regolarità amministrativa e contabile presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale, di cui all’articolo 2 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, è effettuato da due revisori dei conti nominati con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e designati uno dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno dal Ministero dell’economia e delle finanze. Ai revisori dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale non si applica l’articolo 26, quarto comma, della legge 18 dicembre 1973, n. 836. L’incarico di revisore dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale dà luogo a rimborsi spese secondo le regole previste per i funzionari dello Stato.
72. Per l’anno 2012 si applica l’articolo 48, comma 1-ter, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31.
73. Per il personale degli enti, accademie ed istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica statali (AFAM), il periodo dal 1º gennaio 2012 al 31 dicembre 2014 non è utile ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti.
74. Il personale docente del comparto dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, può usufruire di permessi per attività di studio, di ricerca e di produzione artistica nel limite di dieci giorni per anno accademico, compatibilmente con le attività programmate dalle Istituzioni di appartenenza e senza riduzione dell’impegno orario di servizio definito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro di comparto.
75. I giorni di permesso previsti dalle disposizioni contrattuali relative al comparto AFAM non goduti entro l’anno accademico 2010-2011 non sono più cumulabili e possono essere fruiti fino al loro esaurimento nel limite di trenta giorni per anno accademico.
76. L’assenza del docente per i periodi di permesso di cui ai commi 74 e 75 non può essere coperta con contratti di lavoro a tempo determinato.
77. I permessi eventualmente già autorizzati per l’anno accademico 2011-2012 sono revocati qualora eccedenti il limite annuo di cui al comma 75.
78. Le autorizzazioni di cui all’articolo 17, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, di cui all’articolo 10 della legge 18 marzo 1958, n. 311, e di cui all’articolo 8 della legge 18 marzo 1958, n. 349, possono essere concesse al medesimo soggetto per un periodo complessivamente non superiore ad un anno accademico in un decennio e non oltre il compimento del trentacinquesimo anno di anzianità di servizio. Nel concedere le autorizzazioni, il Rettore tiene conto delle esigenze di funzionamento dell’Università ivi incluso il contenimento della spesa per la didattica sostitutiva. I conseguenti risparmi di spesa rimangono alle università.
79. Le disposizioni di cui ai commi da 74 a 78 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dalla data di entrata in vigore della presente legge.
80. Nel caso di esonero dalle attività didattiche dei docenti incaricati della Direzione, le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica individuano, nell’ambito della propria dotazione organica del personale docente, il posto da rendere indisponibile alla copertura a tempo determinato per l’intera durata dell’incarico.
81. Allo scopo di evitare duplicazioni di competenza tra aree e profili professionali, negli istituti di scuola secondaria di secondo grado ove sono presenti insegnanti tecnico-pratici in esubero, è accantonato un pari numero di posti di assistente tecnico.
82. A decorrere dall’anno 2012, conseguentemente alle economie di spesa recate dai commi da 68 a 70 e da 73 a 81 e non destinate al conseguimento dell’obiettivo di cui all’articolo 10, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, è iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un Fondo di parte corrente denominato «Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica, universitaria e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica», con lo stanziamento di euro 64,8 milioni nell’anno 2012, 168,4 milioni nell’anno 2013 e 126,7 milioni a decorrere dall’anno 2014, destinato alle missioni dell’istruzione scolastica, dell’istruzione universitaria e della ricerca ed innovazione. Al riparto del fondo tra le relative finalità si provvede con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
83. All’articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Alle stesse finalità possono essere destinate risorse da individuare in esito ad una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica».]
domenica 6 novembre 2011
Comparto scuola e reiterazione contratti a termine

(Avvocato Daniela Carbone)Fonte Laprevidenza.it
Leggi Comparto Scuola e reiterazione contratti a termine
domenica 2 ottobre 2011
Dirigenti comandati al MIUR: «precari più pagati». Io docente precario un con uno stipendio da fame

«Consultando il sito trasparenza ci siamo imbattuti in quello che ci sembra uno scandalo legale e una pratica sconosciuta alla categoria dei dirigenti scolastici che sono abituati a ricevere nella loro striscetta stipendiale importi di retribuzione di risultato quota fissa mensili di 159,07 euro.
Ebbene nella tabella, che pubblichiamo in allegato , dove sono ricompresi i ministeriali di 1 fascia e 2 fascia dell’area I ci sono anche alla fine inseriti i dirigenti a tempo determinato e tra questi i dirigenti scolastici che svolgono la loro attività al ministero come distaccati e comandati e utilizzati in base alla giungla legislativa che nessuno al MEF riesce a smantellare.
Leggendo la colonna della retribuzione di risultato si sobbalza subito dalla sedia constatando che alcuni di questi colleghi “ privilegiati “ godono di un appannaggio annuo che in alcuni casi arriva anche a 69.191 euro annui un importo sette volte superiore a quello dei loro colleghi che stanno in trincea. Questi colleghi “ fortunati “ totalizzano alla fine anche 152.554 euro di stipendio totale!
Si perché la prima cosa che ci si chiede è il motivo di questa retribuzione di risultato privilegiata e magari ci si immagina che a questi particolari eroi sia affidato il destino e le sorti del MIUR o comunque incarichi diplomatici speciali o incombenze particolarmente onerose e complicate soggette a rischi professionali di livello elevato.
Ora comprendiamo la particolare preoccupazione di farsi distaccare presso il MIUR non legata soltanto a chiudersi in una stanza ma legata alla percezione di laute prebende. E tutto legale e con il beneplacito silenzioso della burocrazia sindacale che in periferia si batte per i tagli e al centro si preoccupa di tenere ben salde le teste di ponte all’interno della struttura ministeriale.
I 10.000 dirigenti sono purtroppo distratti dalle mille incombenze e dai mille fastidi della gestione corrente delle loro scuole e magari procurati proprio dall’inerzia dell’apparato e non hanno il tempo di accorgersi di tutto quello che passa sulla loro testa. Ma sarà ancora così in futuro?
Ma tant’è questo è il paese che rischia il default!»
Leggi Retribuzioni annue lorde dei Dirigenti di 1^ e 2^ fascia del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
lunedì 19 settembre 2011
PRESIDIO LUNEDI 19 SETTEMBRE VIA RIPAMONTI 85 ORE 15.30

Questi tagli si ripercuotono nel difficilissimo avvio di anno scolastico per le scuole di ogni ordine e grado caratterizzato da: classi sovraffollate, studenti senza insegnanti, alunni disabili a cui viene negato il diritto allo studio in mancanza di un numero adeguato di ore di sostegno, tagli delle compresenze e del tempo pieno, problemi nel garantire un adeguato servizio di pulizia, sorveglianza e segreterie scolastiche senza personale sufficiente.
Noi però non ci accontentiamo delle risposte evasive, dello scarica-barile, delle pratiche da azzeccagarbugli e delle procedure illegittime in cui si stanno esibendo i più alti funzionari dell'Amministrazione provinciale e regionale in questi giorni. Sappiamo che la battaglia è dura e lunga e che le precarie e i precari della scuola devono contare prima di tutto sulle loro forze, sull'unità dal basso tra lavoratori della scuola (docenti precari e di ruolo e ATA), studenti e genitori e sull'autorganizzazione.
Noi non ci arrendiamo e facciamo appello a tutte le precarie e i precari, ai lavoratori della scuola, agli studenti e ai genitori a unirsi in questa lotta per la dignità, per il lavoro e per garantire una scuola pubblica di qualità e per tutti.
I lavoratori della scuola di Milano in agitazione presenti all'incontro di martedì 13 rilanciano e indicono un Presidio sotto l'USP/USR di Milano per:
LUNEDI 19 e MERCOLEDI 21 SETTEMBRE VIA RIPAMONTI 85 ORE 15.30
Per vigilare sul rispetto delle promesse fatte dal Provveditore Petralia di indire nuove convocazioni su base provinciale, pubbliche e trasparenti, su tutte le disponibilità residue e sopravvenute, su tutte le classi di concorso.
Per esigere un Tavolo di trattativa con l'USP Milano e l'USR Lombardia sui seguenti temi:
1) non più cattedre e accorpamenti superiori alle 18 ore e anche gli spezzoni pari o inferiori a 6 ore devono essere assegnati dall'USP con convocazione pubblica e trasparente;
2) sul sostegno si autorizzino tutte le deroghe necessarie per ripristinare nelle scuole milanesi il rapporto 1 docente di sostegno–2 alunni disabili, fatto saltare dalla Gelmini per mere esigenze di risparmio e copertura delle disabilità gravi in base all'effettivo bisogno;
3) apertura di uno sportello di vigilanza all'USP, a carattere permanente, presso cui segnalare tutte le inadempienze e irregolarità nella comunicazione delle disponibilità e nelle procedure di nomina eventualmente rilevate.
Per saperne di più, clicca QUI
domenica 11 settembre 2011
Al via i tirocini formativi attivi (TFA) e corsi di laurea per la formazione iniziale degli insegnanti
Il Ministero ha presentato i problemi aperti relativi all’attivazione dei Tirocini Formativi Attivi (TFA) transitori di cui si è discusso in questi giorni. Le informazioni e i dati forniti dalle parti in causa permettono di delineare un quadro più positivo e suscettibile di un ulteriore miglioramento. Come risulta dai dati pubblicati il giorno 8 settembre sul sito del MIUR, i posti disponibili erano già pari a 10.285. Sono stati implementati di ulteriori 3.000 posti riservati ai TFA per le Scuole superiori, per un totale di 13.285 posti per i soli TFA transitori, finalizzati al conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nelle Scuole secondarie di I e II grado per l’a.a. 2011/12.
Si è altresì sottolineato l’importante ruolo che le università sono chiamate a ricoprire in questa fase di attivazione dei TFA transitori e dei futuri percorsi abilitanti.
Si prospetta dunque una situazione più favorevole, che tiene conto anche delle esigenze dei giovani. I numeri dei posti che saranno assegnati risulteranno, infatti, dall’incrocio tra quelli pubblicati dal MIUR e l’offerta formativa formulata dalle università.
Il Ministero diramerà quindi una nota ai direttori degli uffici scolastici regionali e una nota alle università, incoraggiandole a presentare piani formativi sulla base delle loro capacità di offerta. Contemporaneamente viale Trastevere solleciterà i comitati regionali di coordinamento affinché recepiscano l’offerta formativa degli atenei e valutino la congruenza didattica delle proposte.
Le parti si sono dette reciprocamente soddisfatte dell’incontro. Viene, infatti, da un lato confermato nella sua sostanza il regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti (così come previsto dal MIUR) e, dall’altro, valorizzato l’elemento dell’offerta formativa delle università nella determinazione del numero dei posti da assegnare per l’accesso alle abilitazioni.
Contestualmente alla pubblicazione delle suddette note da parte del MIUR viene sospesa la raccolta delle firme da parte del sito http://www.appellogiovani.it/
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giovedì 8 settembre 2011
SCUOLA: DISABILI, AL NORD MENO SOSTEGNO CHE AL SUD
Gli studenti disabili del Nord Italia hanno meno diritti dei loro compagni del Sud, e in questi anni
sono entrati in ruolo, in proporzione, molti piu' docenti di sostegno nel Meridione che nel resto del Paese.
I docenti di sostegno si sono quasi triplicati: i posti sono 90.469, erano 35 mila 15 anni fa. Ed e' molto cresciuto lo sforzo dello Stato, che investe circa 3 miliardi di euro l'anno solo per il personale di sostegno.
Curioso il confronto tra Campania e Lazio: a fronte di un uguale numero di alunni disabili, alla Campania sono stati assegnati oltre 3 mila docenti di sostegno in più rispetto al Lazio.
Rispetto poi alla percentuale di stabilità dei posti del 70% fissata dalla legge, in Basilicata il 91% dei posti di sostegno sono stabili in organico di diritto, in Sardegna e in Campania l'89%, mentre in Emilia Romagna non si arriva al 55%, e in Lombardia e in Veneto ci si ferma al 56%.
Ma come si diventa insegnanti di sostegno? Frequentando un semestre aggiuntivo all'università. E non sempre, secondo Tuttoscuola, la preparazione è all'altezza: non è raro ad esempio imbattersi in docenti di sostegno che non conoscono l'uso del Braille, la particolare scrittura per ciechi.Fonte Ansa
>>> La normativa nazionale e della regione Lombardia in materia di disabilità.
>>> USR per la Lombardia :Nuove certificazioni di alunni disabili e indicazioni per la definizione degli organici di sostegno
>>> Alunno con handicap? Chi è, ai fini dell'integrazione scolastica
lunedì 29 agosto 2011
A Milano, e non solo, le nomine con il passaparola! Le prossime con il piccione viaggiatore o i segnali di fumo?

domenica 28 agosto 2011
Il Ministro delude, i sindacati illudono: la campanella per chi dovrebbe suonare?
Negli ultimi giorni le notizie si stanno affastellando sempre di più, soprattutto per quanto riguarda la nomina in ruolo, sia dai concorsi ordinari che dalle GAE, di cui faccio parte.
Proprio ieri a Milano è stato pubblicato il reale contingente ministeriale delle Graduatorie ad Esaurimento: per la mia classe di concorso, la A050, ne andranno 17 per l'elenco del 2010/2011 e 18 per il 2011/2012...ma sulla carta! Facendo una rapida comparazione tra i due elenchi, sono solo 22 dei 35 previsti che andranno di ruolo, in quanto sono gli stessi nominativi a comparire sui due elenchi distinti, quindi resteranno esclusi 13 precari!!! La mia domanda dunque ovvia è: che senso ha dare certi numeri per poi all'atto pratico vedersene propinare altri? Ed ancora, che fine faranno quei 13 posti? Da Brescia poi rimbalza la notizia che i destinatari di assunzione a tempo indeterminato non si decidono a scegliere la sede in quanto non vogliono saperne di andare fuori Milano, bloccando tra l'altro le assunzioni anche nella A043!!
venerdì 12 agosto 2011
Assunzioni: pubblicata la circolare applicativa
Tutte le operazioni si dovranno concludere entro il 31 agosto. Chi entra in ruolo sul contingente 2010/2011 può optare per il contingente 2011/2012.
Il Ministero dell’Istruzione sembra davvero intenzionato a bruciare le tappe: è di queste ore, infatti, la pubblicazione della circolare che fornisce indicazioni operative in merito al piano di assunzioni previsto dalla legge 106/2011.
La circolare annuncia che il decreto ministeriale che autorizza le 66mila assunzioni sta per essere inviato alla Corte dei Conti e che per dare avvio alle operazioni di immissione in ruolo gli Uffici regionali e provinciali dovranno attendere la pubblicazione ufficiale del provvedimento.
La circolare 73 del 10 agosto chiarisce poi che al personale beneficiario dei contratti a tempo indeterminato sarà assegnata, per l'anno scolastico 2011/12, la sede provvisoria di servizio utilizzando, ovviamente, tutte quelle disponibili sino alla conclusione del medesimo anno scolastico.
“Il numero di contratti a tempo indeterminato - precisa la CM - resta comunque subordinato alla effettiva vacanza e disponibilità del corrispondente numero di posti nell'organico di diritto provinciale”.
Le nomine sui posti di sostegno saranno perfezionate solo dopo adeguati accertamenti sulla regolarità formale e sostanziale del titolo di specializzazione.
I docenti che accetteranno un posto sul contingente disponibile per l'anno scolastico 2010/2011 non potranno conseguire ulteriori nomine, per lo stesso posto o classe di concorso, relativamente alla dotazione per l'anno scolastico 2011/2012.
La CM precisa però: “è consentito, in via eccezionale, che in caso di rinuncia a nomina sulla dotazione per l'a.s. 2010/2011, l'aspirante rimanga in posizione utile per il conseguimento di nomina per il medesimo posto o classe di concorso, relativamente alla dotazione per l'anno scolastico 2011/2012, sia per la medesima che per altra provincia”.
Il Ministero, infine, sollecita gli Uffici periferici affinchè tutte le operazioni si concludano il termine del 31 agosto 2011 come previsto dalla legge.
“Assunzioni a rischio e caos graduatorie. Altro colpo alla scuola”
Cgil: presto mobilitazione.
In 30mila conquistano la cattedra, ma la «pagano» con stipendi ridotti. Dovevano essere, almeno per una parte degli oltre 230mila precari iscritti nelle graduatorie dei docenti abilitati, la fine del tunnel, e invece le 66.800 assunzioni decise dal governo, di cui solo 30.308 sono per i docenti, il resto per il personale tecnico amministrativo, si sono già trasformate nell’ennesima, crudele, lotteria. A restare fuori, per effetto dei tagli che si sono mangiati circa 140mila posti di lavoro in tre anni (89mila solo tra gli insegnanti), saranno comunque troppi. E per loro non c’è nessuna certezza, visto che le assunzioni previste per i prossimi due anni sono subordinate alle decisioni draconiane che il governo vorrà prendere sul pubblico impiego. I “fortunati”, invece, che rientreranno nella tranche di quest’anno, calcolata sui posti vacanti al netto dei tagli decisi negli scorsi anni, pagheranno comunque l’assunzione una diminuzione del salario e dei diritti, dal momento che (per effetto dell’accordo, che la Cgil ha rifiutato di siglare) il primo scatto di anzianità lo vedranno dopo otto anni, invece che dopo tre e perderanno così in busta paga dai 43 ai 48 euro al mese. Ammesso però che il caos delle doppie graduatorie, da cui il Ministero, su diktat della Lega, ha deciso che si attinga, non finisca per bloccare tutto. Si capisce che l’attesa tra gli aspiranti docenti a tempo indeterminato, sia tutt’altro che serena. «Se non mi assumeranno quello che verrà per me sarà il settimo anno di precariato», racconta, tanto per dare un’idea del paese reale, Miriam Petruzzelli,35 anni, che fa l’insegnante di sostegno a Milano, dove si è trasferita 8 anni fa, da Bari. La sua è una storia esemplare, per tante ragioni. Per esempio, perché a settembre scorso Miriam poteva scegliere un incarico annuale fino al 31 agosto e invece ha preferito accettare un incarico fino al 30 giugno, rinunciando a due mesi di stipendio, a 1300 euro al mese, per non abbandonare il ragazzino che aveva seguito l’anno precedente. Continuità didattica. La dovrebbe assicurare lo stato. «Ma qui lo stato siamo noi», si schernisce, con una punta d’orgoglio, Miriam, che adesso si ritrova senza neppure i soldi per fare le vacanze. «Sto con i miei a Bari, vacanza low cost». Pazienza, purché poi arrivi almeno l’assunzione. Miriam nella nuova graduatoria, decisa dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime tutte quelle precedenti, è numero 54. Ma la Lega ha voluto che il ministero riesumasse anche l’altra. Quella in cui i precari che (e tra questi molti che al sud, per via dei tagli, hanno perso lavoro) avevano fino a quel momento insegnato in un’altra provincia potevano aggiungersi anche ad altre graduatorie ma solo in coda. Ricorsi, sentenze del Tar e, infine, il pronunciamento della Corte Costituzionale l’avevano messa fuori gioco. La Lega ha preteso che almeno 10mila posti fossero assegnati su quella graduatoria. E però nessuno sa al momento come, se tenendo conto delle sentenze del Tar o meno. Quindi: «Se, come spero, verrò chiamata da tutte e due le graduatorie – ragiona Miriam -, sceglierò la nuova, perché con la vecchia rischio una valanga di ricorsi». Il puntoè che «per trentamila precari assunti, ci sono altrettanti e molti più che continueranno a mandare avanti la scuola con le supplenze», osserva il deputato Pd Giovanni Bachelet: «Vanno ridefiniti gli organici visto che ogni anno circa centomila precari vengono utilizzati per supplenze annuali o fino al termine delle lezioni». Anche Francesca (chiede l’anonimato), che quest’anno compie quarant’anni e da quindici anni fa la maestra precaria a Napoli, spera di essere chiamata. «Ma ho fatto domanda a Parma, perché a Napoli i posti non ci sono». In Campania – spiega – le nuove assunzioni saranno 2600, ma per l’80% saranno destinate a insegnanti di sostegno. «Briciole, visto che invece i tagli, che da noi sono stati particolarmente severi, hanno cancellato 12mila posti di lavoro in tre anni». «Con la macelleria sociale che ha annunciato oggi Tremonti, ci sono tutte le condizioni perché a settembre parta dalla scuola una mobilitazione senza precedenti, che vedrà insieme pubblico impiego, movimenti e studenti », avverte Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil: «Non ho capito perché in questo paese non possono pagare i ricchi attraverso la patrimoniale. Mentre il peso della crisi si scarica tutto sui salari dei lavoratori dipendenti, sulla scuola e sul welfare». Altro che la scuola al riparo dai tagli. Bene le 67mila assunzioni: «Sono il frutto della mobilitazione, ma contrabbandarle in cambio di un peggioramento delle condizioni salariali è inaccettabile», attacca, ricordando che, a queste condizioni, la Cgil si è rifiutata di siglare l’accordo. E ora si prepara alla battaglia d’autunno. Sulle assunzioni future, 29 mila il prossimo anno e quello successivo, per coprire il turn over, non c’è nessuna certezza, denuncia. Dipenderanno da ciò che deciderà il governo sulle pensioni e sul turn over. E anche quelle già decise, tra ricorsi e illegittimità, saranno un terreno caldissimo. «Il ministero – dice Pantaleo – deve dire chiaramente quali dovranno essere i criteri per le immissioni in ruolo, l’impressione è che abbia subito una scelta imposta dalla Lega e che ora voglia scaricare tutto sugli uffici regionali, ma questo non è possibile».
Fonte L’Unità del 12/08/2011 -
di Mariagrazia Gerina
domenica 10 luglio 2011
Scuola: Trasformazione in rapporti di lavoro a tempo inderminato solo nel caso d'immissione in ruolo
By TUTTOSCUOLA
Il Senato ieri ha dato il via libera definitivo alla conversione del decreto legge 70/2011 sullo sviluppo, già approvato, con modificazione, dalla Camera.
Se ne attende ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per dare attuazione ad alcuni altri provvedimenti amministrativi urgenti, quali, ad esempio, il decreto sulle graduatorie di istituto per il prossimo triennio scolastico.
Le disposizioni sulla scuola, come è noto, sono diverse, a cominciare dalla conferma del decreto salva-precari.
Viene previsto un punteggio maggiorato per i docenti precari che svolgeranno il servizio "presso pluriclassi", a cui "verrà riconosciuta una speciale valutazione del servizio prestato presso sedi considerate in zona disagiata, secondo criteri da definire con decreto del Miur".
La nuova legge esclude la possibilità di accedere direttamente al ruolo per via giudiziaria da parte dei docenti precari sulla base di una particolare normativa comunitaria, disponendo che "non trova applicazione l'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 368/2001 (in base al quale, qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i 36 mesi il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato)".
I contratti a tempo determinato, quindi, potranno trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato solo nel caso d'immissione in ruolo.
Una delle disposizioni più importanti riguarda le immissioni in ruolo (stimati intorno ai 60-65 mila posti), prevedendo l'attivazione di "un piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo e Ata per gli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti e disponibili".
Tra le altre novità introdotte vi è la validità delle graduatorie ad esaurimento che da biennali diventano triennali (la loro definizione è già in corso). Inoltre, a partire dalla tornata di assunzioni di questa estate, viene introdotta la possibilità di "chiedere il trasferimento, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione in altra provincia dopo cinque anni di effettivo servizio nella provincia di titolarità". Saranno esentati dalla norma, comunque sempre dopo aver terminato il primo anno, coloro che chiederanno l'avvicinamento a casa per motivi di "infermità o assistenza".
Niente da fare per la riapertura delle graduatorie ad esaurimento, già esclusa all'ultimo momento dalla Camera.
martedì 5 luglio 2011
L’Agenzia delle Entrate bandisce un concorso per 855 funzionari
Per saperne di più, clicca Qui
Ripartizione dei posti
Nelle seguenti regioni il numero dei posti è così ripartito:
- Lombardia, posti n. 320
- Piemonte, posti n. 75
- Veneto, posti n. 100
- Friuli Venezia Giulia, posti n. 25
- Emilia Romagna, posti n. 85
- Toscana, posti n. 40
- Marche, posti n. 25
- Lazio, posti n. 100
- Campania, posti n. 25
- Sicilia, posti n. 25
- Puglia, posti n. 25
- Calabria, posti n. 10
martedì 28 giugno 2011
“TAGLIARE E’ UN OBBLIGO, SULLA SCUOLA UN DELITTO”, di MAURIZIO FERRERA
Alla scuola servono incentivi, non tagli
La crisi greca sta mettendo a dura prova la tenuta dell’Unione Europea. Il pericolo immediato è il default del debito sovrano di Atene. Ma la vera sfida è più generale e riguarda tutti: come conciliare stabilità delle finanze pubbliche, crescita economica e coesione sociale dopo la grande crisi? La nuova architettura di governance messa a punto negli ultimi mesi affida la gestione della stabilità alle autorità sovranazionali, in base a regole molto stringenti. Crescita e coesione restano invece di competenza dei governi, sostenuti in modo soft dalla cosiddetta strategia Ue-2020. Sulla carta, nulla da eccepire. Nei fatti però questa architettura sta producendo tensioni sempre più forti. La conciliazione fra i tre obiettivi può funzionare bene solo in Germania e nei Paesi nordici. Qui la crisi sembra ormai acqua passata, il suo impatto sociale è stato assorbito dal welfare e l’economia ha ricominciato a tirare. Portogallo, Irlanda, Grecia, e (in parte) la Spagna si trovano all’estremo opposto: per i quattro «pigs» (l’acronimo spregiativo che in inglese significa maiali) il recupero della stabilità è un insidioso percorso a ostacoli, richiede enormi sacrifici sociali e sta già provocando marcate turbolenze politiche. La crisi non ha peraltro allentato la morsa, il Pil è fermo o ancora in diminuzione. Fra questi due estremi stanno gli altri Paesi dell’eurozona. Alcuni (come l’Olanda) sono più vicini al gruppo dei virtuosi, altri (come il Belgio e soprattutto l’Italia) sono più vicini ai viziosi. Tutti si trovano però a fronteggiare lo stesso «trilemma» : il pareggio di bilancio entro il 2014 e la successiva riduzione del debito richiedono imponenti tagli di spesa; ma se si taglia il welfare, saltano coesione e consenso politico; se invece si tagliano gli investimenti (infrastrutture e capitale umano), l’economia arranca. Di fronte al dramma greco, le difficoltà dei Paesi «in mezzo al guado» possono sembrare superabili. Eppure è proprio qui, nella pancia continentale dell’Unione (Germania esclusa), che si gioca la vera scommessa. Se il circolo virtuoso della crescita inclusiva non decolla, l’Unione economica e monetaria potrebbe disgregarsi ed il consenso popolare nei confronti dell’integrazione potrebbe erodersi in misura irreversibile. L’attenzione delle istituzioni e dei leader europei è in questi giorni comprensibilmente concentrata sulla crisi greca. Nei circoli di Bruxelles e nei principali think tanks europei è però già emersa la consapevolezza che gli attuali assetti di governance debbano essere ricalibrati. Sul piano delle proposte, gli orientamenti sono essenzialmente due, peraltro complementari fra loro. Il primo riguarda il bilancio Ue, che dovrebbe essere interamente mobilitato verso il raggiungimento degli obiettivi di crescita e inclusione, senza sprechi e dispersioni. L’Unione dovrebbe poi varare al più presto i cosiddetti Euro project bonds per finanziare grandi progetti d’investimento. In questo modo la strategia Ue-2020 si trasformerebbe da una semplice cornice programmatica e di coordinamento ad un vero e proprio piano di azione corredato da adeguate risorse finanziarie. Il secondo orientamento riguarda i bilanci nazionali. Qui occorrono incentivi per assicurare la qualità delle manovre di consolidamento. È preoccupante constatare che in una buona metà dei Paesi membri vi è stata una significativa riduzione della spesa per istruzione a fronte di una stabilità (o aumento) di quella pensionistica. Ben sappiamo che senza potenziamento del capitale umano non vi può essere crescita «buona» ed equa. Quali incentivi? Si potrebbe ad esempio stabilire che, a certe condizioni (poniamo: innalzamento dell’età pensionabile, come vorrebbe la Merkel), alcuni consumi nel settore dell’istruzione possano essere trattati come investimenti, beneficiando di un trattamento di favore nel computo dei saldi di bilancio. Qualcuno propone la stipula di un vero e proprio «Patto per gli investimenti sociali» che si affianchi al patto «Euro-plus» : sostegni finanziari dall’Europa e permessi condizionati di spesa, ma solo per giustificati motivi di investimento sociale, soprattutto a favore dei giovani. Nell’appello pubblicato ieri dal Corriere, gli Amici dell’Europa esortano i leader Ue a rilanciare il progetto d’integrazione con iniziative capaci di rassicurare l’opinione pubblica. L’obiettivo della crescita inclusiva ha un forte potenziale di richiamo. Ma servono risultati concreti, in tempi rapidi. E dunque una leadership politica finalmente all’altezza della situazione.
giovedì 16 giugno 2011
I precari assediano Brunetta: «Ecco la frutta...»

La protesta arriva fino alle porte del ministero dove il comitato 'Il nostro tempo è adesso' organizza un sit-in e blocca il traffico per alcuni minuti al grido «I migliori dell'Italia siamo noi». I dimostranti portano casse di frutta a Brunetta, che aveva invitato i giovani ad andare a scaricare la frutta ai mercati generali, e regalano fragole, banane e copie dei loro diplomi agli automobilisti. «Questi attestati - dice uno dei ragazzi - sono per dire che siamo la generazione più formata e preparata e che il Governo non fa altro che sprecare questa risorsa».
lunedì 13 giugno 2011
I giovani precari diventeranno anziani bisognosi

«Il sistema pensionistico introdotto nel 1995 penalizza le discontinuità di carriera e la limitata dinamica salariale»
di Vincenzo Galasso, direttore del Centro Dondena Bocconi di ricerca sulle dinamiche sociali